Per la scelta del tipo di RCD – AC, A, F o B – da parte dell’installatore o del progettista dell’impianto, si deve tener conto della possibile corrente di guasto causata dagli apparecchi utilizzatori che si intendono alimentare. Un interruttore differenziale non idoneo ai carichi può comportare conseguenze spiacevoli di varia gravità, che vanno dall’intervento intempestivo al mancato o ritardato intervento in presenza di guasto.
In generale, si possono seguire i seguenti criteri generali:
1. Stima della possibile forma d’onda della corrente di guasto degli apparecchi utilizzatori tenendo conto della loro configurazione circuitale interna.
2. Le informazioni o le raccomandazioni dei fabbricanti degli apparecchi che l’installatore è tenuto a rispettare. In caso di dubbi, l’installatore dovrebbe chiedere al corrispondente fabbricante indicazioni circa la possibile corrente di guasto e di conseguenza del tipo di differenziale idoneo all’apparecchio.
3. Espliciti requisiti o raccomandazioni normative. Per questo ultimo aspetto, la normativa non è identica in tutti i paesi (in diverse nazioni, per esempio, i differenziali di tipo AC non sono ammessi e per tutte le applicazioni sono necessari interruttori differenziali almeno di tipo A). In Italia si segue la norma CEI 64-8 e le altre norme applicabili.